Calciatori, giovani creator
Non manca molto ad uno scenario pieno di giocatori creatori di contenuti per sé stessi più che per i club
E se ti dicessi che i calciatori potrebbero essere i nuovi content creator del futuro?
Beh, se leggi questa newsletter, sicuramente penserai che quello che sto esprimendo sia già un pensiero arcaico e scontato, e ti dirò, fai bene.
È ovvio, i calciatori saranno i migliori creator a disposizione di un club nel futuro della comunicazione del calcio.
Ma oggi voglio soffermarmi sui dettagli di questa sfumatura.
Ci pensavo da giorni, precisamente da quando ho cominciato ad editare una clip “realizzata” in finale di Coppa Italia di Serie C.
Faccio un po’ di contesto.
Da qualche settimana ho cominciato a collaborare con “Comunicarlo”, un’agenzia fresca ed emergente che ad oggi ha diverse unit, tra cui una dedicata allo sport che ha clienti come Serie C, Fiorentina, Pantofola d’Oro e Pro Direct.
Appunto, Serie C, una realtà per la quale mi sono trovato a realizzare alcuni contenuti di recente. Dopo 3 anni e mezzo in Serie B è simpatico rimettersi in gioco in realtà diverse ma complementari.
Ma veniamo a noi.
Nei minuti successivi al fischio finale di Coppa Italia Serie C vinta da Rimini ho pensato di prestare la mia Osmo Pocket ad un calciatore del Rimini, nella fattispecie Giacomo Parigi.
Un ragazzo spigliato che ho individuato volutamente insieme al supporto del team comunicazione del Rimini.
Parigi prende la mia videocamera e inizia a filmarsi mentre intervista compagni di squadra, staff e team manager.
Non è la prima volta che sperimento questo genere di contenuti (balorda nostalgia al San Nicola), e di certo non ho inventato nulla di nuovo. Una roba che seppur rara, è già rivista e rivisitata, ma in questi casi le scelte e il timing sono tutto.
Il giorno dopo mi ritrovo questa clip, secondo me una bombetta.
Ripeto, nulla di rivoluzionario, ma un contenuto che mi ha fatto riflettere su diversi aspetti.
Tono di voce. Parigi cita un meme nei primi secondi “sono stanchissimo e felicissimo”.
Cosa impossibile o innaturale da stimolare a tavolino.
Inoltre, con gli altri protagonisti del video, il calciatore pratica il suo linguaggio, senza star troppo a ragionarci su, come nei casi in cui viene recitata una domanda da un giornalista o da un editor.
Probabilmente l’attaccante si rivolge agli altri protagonisti del video come noi faremmo con un nostro compagno intimo.
Lui tra le cose sceglie bene a chi rivolgersi, non come noi scegliamo spesso a sensazione o seguendo l’andamento delle prestazioni sportive coppie di calciatori per interviste che magari non creano la giusta alchimia.
Pensa alle volte che un brand sceglie i calciatori per un contenuto o un’intervista.
Originalità. Il calciatore creator, al di là del fatto che in questo caso è stato stimolato, ha una skill che noi addetti ai lavori non avremo mai: la conoscenza intima del team, nemmeno dopo ani passati con la stessa squadra (“perché ciò che succede nello spogliatoio, resta nello spogliatoio”).
Parigi in questo caso usa un registro grammaticale che nessuna social media manager o content creator potrà mai scatenare, ha una conoscenza del dietro le quinte che nessun operatore avrà mai.
Anche la fiducia e la naturalezza di alcuni compagni di squadra è data dal fatto che un suo pari sta tenendo in mano la telecamera, sta generando un’interazione.
Questo è il vero dietro le quinte.
Questi sono solo alcuni aspetti che un calciatore può portare all’attenzione dei fan qualora decidesse di creare contenuti.
Passo ad atri esempi concreti dove l’accessibilità ad alcuni contesti e mondi è la chiave principale che solo un calciatore può offrire.
Lorenzo Lucca, secondo me, è un ottimo esempio di questa trasformazione, nel bene e nel male.
Un calciatore che sta, un passo alla volta, sta capendo il potenziale die social per aumentare le percezioni positive attorno a lui, o comunque per generare interesse attorno alla sua esperienza di calciatore.
Già nel caso del rigore tanto discusso contro il Lecce, l’attaccante friulano è stato capace di cavarsela bene grazie all’utilizzo strategico di Instagram post-partita.
Ma ciò su cui voglio spostare l’attenzione è la capacità di alcuni calciatori di creare veri e propri vlog, lunghi o corti, incentrarti sul dietro le quinte delle “loro domeniche”.
Un genere di contenuto che, per quanto qualsiasi creator cercherà di ricreare, non avrà mai quel grado di esclusività offerta dal punto di vista di un calciatore.
Ma il vero caso studio che poi è quello che ha iniettato in me il seme di questa tematica per la newsletter è quello di Alexei Rojas, portiere diciannovenne (!) dell’Arsenal che su TikTok mostra tutta la sua routine da atleta e tesserato dei Gunners, appunto.
Una routine alla quale solo lui può avere accesso, e che si dimostra di grande attrattiva per i tifosi dell’Arsenal e non solo sulle piattaforme.
Questo è solo un assaggio di ciò che sarà parte della narrazione del cacio appena si emanciperà una nuova generazione ancora più “nativa digitale” di quella attuale, quella successiva all’attuale, l’ultima alla quale viene chiesto di dribblare il giudizio nepotistico di una fascia di calciatori che non gradisce del tutto l’utilizzo dei social media nel calcio.
Ed eccoci alla fine del numero #94.
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